Evocazioni in chroma
Yvette Geissbuhler, donna eclettica, legata all’espressionismo e all’astrattismo, dopo aver ammirato le opere di Alberto Giacometti, si è dedicata anche alla scultura e ha dato vita a personaggi senza definizione. Ha puntato in particolare alla ricerca della comunicazione attraverso il movimento di strutture altrimenti statiche. La tecnica impiegata da Yvette è singolare nel senso che l’anima delle sue statue è in filo di ferro rivestito poi con bende gessate e colorate per imitare il bronzo.
Yvette Geissbuhler, originaria della Svizzera francese, risiede ad Alice Castello. Durante l’adolescenza ha seguito corsi di pittura su porcellana e dopo alcune pause forzate ha ripreso il suo cammino artistico nella sperimentazione, tra l’altro, per lungo tempo, della realizzazione di paesaggi classici con la tecnica della pittura ad olio su tela. Ha spesso creato dipinture artistiche su vetrine con la vernice all’acqua. Negli ultimi tempi ha apprezzato fortemente l’acrilico per la sua versatilità e i suoi colori vivaci.
Nella mostra allestita al Centro Culturale “Conti Avogadro di Cerrione”, curata da chi scrive, si possono ammirare sia opere pittoriche che scultoree; per quanto riguarda quelle pittoriche, ci sono lavori in acrilico che testimoniano la ricerca di equilibrio cromatico messa in atto da quest’artista nell’evocazione di un mondo che ella riesce a raccontare con grande raffinatezza.
Galvanizzante è il gioco dei fiori stilizzati proposti in vivace cromia. Un quadro mostra questo gioco su base azzurrata, un altro affronta lo stesso tema figurativo presentandolo su una base per metà chiara e per metà scura: accattivante! Nei titoli di questi manufatti abbiamo l’omaggio al giardino del castello di Cerrione.
Yvette, lo si vede, gioca in ‘chroma’, misurandone con eleganza i gradi di intensità. Ne escono sortilegi visivi di grande impatto. L’arte di questa donna non passa inosservata. Perché tramite il colore, tra vividezza e opacità, dialoga con l’osservatore e ne coinvolge i sensi.
Accompagna la mostra un catalogo, a cura di chi scrive, sulla cui copertina è stata raffigurato il dipinto “Marmo di fuoco” accanto alla statua che, intitolata “Spensieratezza”, presenta una bambina la quale, quasi su ispirazione Banksy, rincorre il suo palloncino. Oltre a questa abbiamo in mostra altre statue, una delle quali è una rivisitazione del famoso cane di Giacometti. Lascia altresì senza parole l’uomo “senz’anima” in cui quel vuoto del corpo simboleggiato da un anello ovale simil-bronzo racconta di angosce mai espresse, di dolori compenetrati nella figura che, somatizzandoli, ha tradito per sempre la sua ricerca di spiritualità. È il corpo che ha avuto la meglio sull’anima e ne ha rubato l’essenza. L’ispirazione proviene con evidenza da Jean Louis Corby. Fascinoso poi l’ “Intreccio” in cui due figure della medesima altezza sono l’una unita all’altra in una sorta di danza quale inno alla vita, quella vita la cui bellezza Yvette ricerca, apprezza, canta.
Claudia Ghiraldello